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Dalle pagine di un libro al cuore di Lisa, la ragazza dei cimiteri

La copertina

Il libro di cui vi ho già parlato nella precedente recensione sul blog è ambientato in Borgogna dove  c’è un piccolo cimitero, di cui si prende cura la sua guardiana come se fosse un prezioso giardino segreto: Violette. Come il color viola che viene accostato alla morte da sempre. Violette Tuossaint, per essere precisi (il cognome ricorda anche il giorno di Ogni Santi del 1 Novembre) è colei che fa la storia di questo viaggio nei ricordi e nell’introspezione.  Violette, che appare al lettore quasi come vera  è invece la dolce  la protagonista di questo romanzo. Grazie ad una sensibilità marcata ed una  capacità narrativa non indifferente, Valérie Perrin autrice di questo libro, riesce a incantare attraverso una storia che si aggancia a vite, che non con ci sono più e vite che sembrano esserci ancora troppo, ma non del tutto. Un libro non troppo allegro e non troppo triste, che ha come obiettivo quello di farci innamorare della protagonista ma anche del mondo più vivo che mai che le gira intorno. L’abilità dell’autrice, resa perfettamente in italiano grazie traduzione di Alberto Bracci Testasecca, è stata questa: riuscire a comprendere le  emozioni e le sensazioni umane di fronte a determinati drammi e ricordi traducendole in parole. Capacità maturata anche grazie alla passione per la fotografia, della stessa Valerie Pèrrin. La struttura del romanzo è costruita sul gioco del presente e del passato. Come se ogni cosa vissuta e che vivranno i protagonisti  si  fosse venuta a creare grazie ad un intreccio di vite e sentimenti. Ci sono, infatti, flashback su dei momenti di vita e ritorni a momenti difficili, che minano ancora la sua attualità. Una cosa curiosa è che ogni capitolo viene introdotto al lettore da un’epigrafe funeraria. Ciò ci spiega molto semplicemente quanto poco possano servire a descrivere le parole le vite altrui. Perché una vita non si può ridurre a due parole, perché il ricordo non è solo quello, non è mai sempre bello, il ricordo è sempre qualcosa di più. Siamo tanto altro, siamo quello che non raccontiamo, i segreti che ci teniamo dentro, siamo fatti di primavere e della neve che guardiamo nei gelidi inverni della nostra vita. Ecco, Violette protegge quelli che gli altri non vedono, protegge tutta quella parte che pochi hanno il privilegio di sentire per davvero. Violette consola, Violette ha coraggio, tanto per gli altri, ma soprattutto in un primo momento molto poco per sé stessa. Un libro a tratti psicologico che ci aiuta a scoprire molte cose sulla nostra protagonista anche attraverso la vita di chi passa nel cimitero di Brancion-en-Chalon.

L’Intervista fatta DA ME con Hermes Magazine A LISA

Per scrivere questa recensione voglio avvalermi di una Violette italiana. Si avete capito bene! Esiste, infatti qualcuno, di molto vicino a me anche a livello logistico, che di questi ultimi tempi, è stata protagonista della vita, perché la morte è comunque una gran parte di vita, di chi ha sofferto. Badate, non solo negli ultimi mesi, dove la morte ha bussato più volte tra le nostre porte e si è fatta strada tra le nostre case, ma da un po’ Lisa Martignetti, asciuga, consola e sa sorridere durante l’ultimo battito d’ali con la delicatezza di una farfallina blu, su dei girasoli che ricordano un amore passato, un pianto che sa di momenti vissuti e la dolcezza di una fotografia di qualche anno prima tenuta tra le mani delle persone che si preparano all’ultimo viaggio. Mani che per Lisa sono incredibilmente importante.

Foto di Lisa Martignetti

Già dall’inizio, infatti, grazie a qualche messaggio, Lisa mi ha messo da subito a mio agio. Come se per qualche strano motivo, avesse un’allegria contagiosa che a volte sembra stonare con il suo lavoro da “Funeral Planner”. Una figura totalmente nuova, che si affaccia in questo mondo, considerato “un lavoro per uomini”, con il volto e gli occhi di una donna dalla sensibilità spiccata. Ma come fa una persona che fa un lavoro così difficoltoso ad essere così propensa all’approcciarsi in modo cosi solare con chi le sta accanto? 

Partendo da una citazione de Cambiare L’acqua ai Fiori vi porto a conoscere Lisa:

“Parlo da sola. Parlo ai morti, ai gatti, alle lucertole, ai fiori, a Dio (non sempre gentilmente). Parlo a me stessa, mi interrogo, mi chiamo, mi faccio coraggio.

Ma chi è Lisa, o meglio la ragazza dei cimiteri?

Foto di Diego Badeschi, Lisa Martignetti

Lisa, classe 1982 nata a Gennaio, originaria di Bergamo è una donna speciale, e dico “speciale” perché “speciali” non lo sono in molti. Le persone spesso sorridono quando si trovano a vivere situazioni bellissime senza veramente comprenderne l’importanza, o meglio non capiscono quanto fortuna e bellezza si può raccogliere dentro un attimo di estrema felicità e poi  c’è chi invece vive il dramma ogni giorno e cerca di rendere il dolore, addirittura accettabile, o meglio ancora umano. Questa ragazza, vuole svelare, attraverso il suo lavoro, la sua passione e la sua attività il lato più dolce e umano di certi momenti drammatici, come quello della scomparsa di un proprio caro.

“Il mio presente è un dono del cielo”  Violette

Ecco , la parola corretta è questa: umano. Lisa è questo: è umana. Di un’umanità allegra e vivace, nonostante il confronto continuo con la sofferenza, il tormento e la morte che deve sostenere quotidianamente. La chiamano la ragazza dei cimiteri, ed è una delle poche donne che lavora in tutto e per tutto come necroforo. Ovvero si occupa della vestizione dei nostri cari prima delle funzioni e delle visite dei familiari. Non solo è anche una funeral planner e si occupa di tutto quello che concerne il funerale di una persona. Ha una passione smisurata per cimiteri e crocifissi ma quando le chiedi se crede in qualcosa ti spiazza dicendo: “Credo che esistano le energie, quelle positive, quelle che continuano a vivere nel cuore e negli animi della gente.”

Foto di Lisa Martignetti

Quelle di cui bisogna “prendersi cura”. Che è uno dei concetti fondamentali del libro ma anche della filosofia di questa donna così affascinante. La necessità  di accarezzare i ricordi, dar loro “da bere” ogni giorno attraverso il vivere anche di quello che è stato e non lasciare che appassiscano. Lisa continua dicendo: “Sai io regalo sempre una pianta alle mie famiglie, perché la pianta serve proprio a questo, a non dimenticarsi di prendersi cura, del ricordo, ma anche di se stessi”.

“Un ricordo non muore, si addormenta soltanto” Violette

Figlia d’arte, cresciuta con la passione per i cimiteri e per “le sue creature” ha deciso di mollare tutto quello che aveva di certo per seguire il suo cuore, e per ritrovare anche un po’ del suo passato seguendo le orme del suo caro papà, che lei ricorda con una tenerezza immensa. 

Foto di Lisa Martignetti

Ma per ogni ferita che brucia, cosi per come ogni cicatrice che rimane, i segni che restano sono la prova più chiara che tutto quello che viviamo è reale, c’è stato, e deve essere lì con noi anche quando guardiamo verso il futuro. Lisa scatta foto ha fatto anche una mostra poco tempo prima del lockdown al cimitero monumentale di Bergamo, e mi confessa che una cosa che ama fotografare oltre a i  dettagli dell’arte funeraria sono  le mani delle persone.

“Perché sono la prima cosa che ci permette di entrare in contatto con il mondo, ci permettono di toccarlo e di percepire le sensazioni che ci da.” Ed il mondo per Lisa, come per Violette, è sentirsi parte di qualcosa di molto più grande della semplice vita che ci regala la terra. Bisogna saper volare a volte, bisogna ricordarsi anche del cielo. Anche se continua Lisa: “ Io penso che più che nel cielo le anime dei nostri cari siano da qualche altra parte, il cielo è quella cosa che divide, ma loro sono sicuramente con noi… in un altra dimensione e queste cose bisogna spiegarle ai bambini, che quando guardano il cielo per cercare i loro nonni non li vedono mai …”

Leggiamo alcune sue parole per capire al meglio la dolcezza che pervade l’animo di questa ragazza.

Lisa Martignetti, cimitero Monumentale di Bergamo

“Eccomi qui, seduta. Seduta su quei gradini che mi legano a ciò che risiede dentro di me e dentro a quelle mura. A quel filo sottile che tiene la vita connessa. A quelle sofferenze che mi appartengono. Ai miei sorrisi, mentre passeggio tra loro. Al mio canticchiare e sistemare i vari vasi caduti. A Clara, venuta a mancare nel 2006, della quale mi prendo cura. Al sig Gino, custode di Padre Aldo, con occhi azzurri sinceri e pieni di vita da raccontare. Ai dolci gatti, compagni di passeggiate. A quei fiori di plastica ormai consumati. E poi a loro, le mie creature, così belle, scolpite nella loro unicità. A loro, che amo immortalare e allo stesso tempo dare voce e vita. E poi ci sono io. E il mio mondo. Il mio mondo interiore. Le mie emozioni, i miei sentimenti, le mie gioie, le mie paure, le mie conquiste, il mio amore, il mio dolore, le mie sconfitte e le mie sofferenze. Io, che seduta su quei confini, salirò ogni singolo gradino per mostrare ciò che vedono i miei occhi, perché la morte può allontanare i corpi, ma riunire le anime.

Una ragazza che ha veramente tanto da insegnare, e che vorrebbe portare questa sua esperienza anche nelle scuole, nelle biblioteche.

Far conoscere anche ai più giovani il concetto di morte come qualcosa a cui essere preparati, perché in fondo come recita un libro per bambini che lei stessa sta leggendo intitolato L’anatra, la morte e il tulipanomi ripete:

“La morte ci resta accanto per il tempo che resta (…) ed è la vita che ci mette alla prova”.

Un’altra frase molto interessante che mi sono segnata di questa speciale conversazione con Lisa è stata “Sai io difenderò sempre la morte”. E Lisa ne parla, e ne racconta soprattutto in questo periodo di pandemia scrivendo sui suoi profili social:

” Chi mi conosce, benissimo che questo è un argomento che mi sta molto a cuore, oltre ad essere anche il mio lavoro, e anche quello della morte, cerco sempre di raccontarla con dolcezza, nella sua forma di vita, dove abbiamo visto unica risposta sicura che abbiamo, e forse per qualcuno annunciato salvezza. No, non sono arrabbiata, credo che anche lei abbia e stia lottando contro questo virus, ma lui, lui è più forte. Lui non guarda in faccia a nessuno, lui è seduto e ha portato via con la parte della nostra vita, delle nostre radici, della nostra storia.

Foto di Lisa Martignetti

Lei invece, non si siede. Non si è mai seduta. Ha lottato insieme alla vita. Credo che in qualche modo, stia soffrendo anche lei. Lei, che viene accusata di tutto questo dolore. Lei, che ad ogni vita spenta, ha pianto. Lei, che non ha scelto di portarsi via tutte quelle anime. Lei, che ha perso contro di lui, contro questo virus maledetto. Lei, che ha paura, e spera nel buonsenso di ognuno di noi. Lei, che non era e non è pronta. Abbiate cura di proteggervi rispettando le regole. Abbiamo pianto, sofferto e perso tanto, troppo.

Abbiate cura della vostra vita e di quella degli altri.

Lisa parla, parla tantissimo ed io l’ascolto estasiata, perché è proprio di questa sicurezza che ci sarebbe tanto bisogno in certe situazioni. La morte non deve essere un tabù, lo ripete tante volte, per molti è una grande tristezza ma a volte è anche un momento di liberazione dalla sofferenza di una malattia, di una condizione non troppo felice. “Ho imparato a non giudicare“. “Ad avere rispetto per il dolore dei vivi e per quello dei defunti” . Lisa mi racconta che parla con loro durante la vestizione, e mi inebria con aneddoti divertenti ma che fanno anche molto riflettere: “Come per esempio quella volta che ho pettinato un defunto e gli ho messo la lacca e gli ho coperto gli occhi”. In quel momento, Lisa ha stemperato un momento difficile con un gesto apparentemente insignificante, ma in quel momento del tutto vivibile. Mi racconta di questo signore, al quale ha tenuto la mano, togliendosi i guanti, o all’abbraccio di quella signora che piangeva davanti alla tomba del marito al cimitero. Mi ha raccontato dei vasi che raccoglie, ai fiori che sistema, alla musica che la accompagna tutte le volte nelle sue passeggiate lungo i viali del Monumentale.

Frame di Lisa Martignetti

E’ fiera del fatto che ha imparato, a “giocare ad un due tre stella con i bimbi del cimitero, loro però non devono stare fermi, devono far girare le girandole e sai, accade…le girandole girano anche se non c’è vento”. 

Lisa, balla, canta, gioca, parla con le sue creature e con le anime che dormono e si svegliano con le luci dell’alba e si emozionano con le di fronte tramonto meraviglioso che cade sui muri del Monumentale.

Lo stesso raggio di luce che porta nel cuore, questa ragazza, che ama il bianco e nero, che ha una predilezione per i cimiteri, che accarezza i gatti neri senza essere troppo superstiziosa, che balla tra le lapidi e fa sorridere i passanti che le osservano incuriositi.

Foto di Lisa Martignetti e del suo papà

Quel raggio di sole e d’arcobaleno che probabilmente ha un solo nome: Angelo, lo stesso del suo papà.

“E se fossimo già noi nell’aldilà, ed il regno dei morti fosse la vita?”

Lisa, la ragazza dei cimiteri

Ringrazio la redazione di Hermes Magazine, per avermi permesso di ripubblicare sul mio blog l’intervista realizzata da me per il giornale a Lisa Martignetti

Se volete anche leggere gli scatti di Lisa vi consiglio anche questo libro: “Creatura” di Erica Rossi e Clara Chiantaretto

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